sabato 16 maggio 2009

Fine anno, un po' di nostalgia

Siamo armai giunti quasi al termine di un altro anno scolastico; è il momento di bilanci anche per i nostri alunni. Io ricordo il momento in cui li ho conosciuti, frequentavano ancora la scuola materna ed erano stati accompagnati dalle loro maestre nelle nostre classi per “rompere il ghiaccio” ed essere sottoposti ad informali prove d’ingresso. Alcuni di loro piangevano, altri al contrario erano incuriositi e attenti. Cosa è cambiato in un anno? Hanno creato una comunità nuova, hanno vissuto frustrazioni e successi, sono diventati più sicuri ed autonomi, hanno imparato ad esprimersi, a leggere e a scrivere, ma soprattutto mi hanno regalato tante piccole soddisfazioni e dimostrazioni d’affetto. Quotidianamente ricevo disegni sotto i quali sono scritte frasi carine il più delle volte ricche di errori, ma genuine e sincere. Quanto vale un “Ti voglo tato bene” scritto su di un foglio di recupero, magari già scarabocchiato? Inutile scrivere la risposta!

mercoledì 6 maggio 2009

Dobbiamo "bilanciarci"?

Che dire? Potrei riassumere in una frase: esperienza bellissima, emotivamente pregnante e coinvolgente sia a livello conoscitivo che relazionale, sicuramente... da provare.
Mi sembrerebbe troppo riduttivo e sminuente lasciare ad una singola frase il compito di esprimere un'esperienza così emotivamente ricca e significante; proverò perciò a dire quali sono stati i cambiamenti personali che ne ho ricavato.
Come immigrant delle nuove tecnologie, le ho vissute in prima battuta come un arcano, un oggetto misterioso; con il progressivo utilizzo ne sono rimasto affascinato e il mio rapporto si è evoluto, sono stato coinvolto nella loro realtà liquida e mi sono ritrovato ad esserne proiettato all'interno. Ho dovuto inizialmente crearmi un tessuto di relazioni, digitali verso le tecnologie e umane verso gli altri naviganti; ogni approccio con questi ambienti "poco familiari" generava ansia, ora invece mi sento maggiormente a mio agio nello sperimentarli, nel viverli, perchè siano "luoghi" anzichè "non-luoghi". Mi piace lasciarmi avviluppare nella rete di connessioni del web, mi ci trovo a mio agio perchè so di poter contare su altri che, come me, sono disposti a fornire e richiedere aiuto, conoscenza, strategie di lavoro. Mi sento supportato dalla rete, in essa non mi espongo, ma mi propongo con i miei limiti e le mie potenzialità che metto a disposizione.
Questa esperienza con in "blogo-compagni" mi ha arricchito di conoscenze, abilità e umanità, ma soprattutto mi ha insegnanto a superare l'autoreferenzialità e l'individualismo, a capire che con gli altri si lavora di più e meglio. Ora anche io mi avvio verso il multitasking: riesco a seguire una chat mentre navigo, ad ascoltare mp3 in sottofondo mentre scrivo su un file di word. Questo per dire che anche la mia modalità di pensiero si sta evolvendo dal lineare al reticolare.
In conclusione, come autovalutazione, non posso che constatare i cambiamenti in positivo che questa esperienza ha prodotto; questo dovrebbe essere il vero spirito e la modalità autentica di lavoro di una università telematica: uscire dai luoghi sicuri e conosciuti, avventurarsi nel bosco per scoprire strade alternative senza perdersi, incrociare le proprie strade con quelle degli altri per provare insieme a percorrere sentieri che da soli non si riesce ad individuare o si ha paura a "camminare".

Danilo

Nati digitali?

Segnalo questo post sul blog del prof. Rivoltella che ritengo interessante.



Danilo

Ops :-( mi era sfuggito il link scusate; eccolo:
http://piercesare.blogspot.com/2009/03/nati-digitali.html

martedì 5 maggio 2009

E' tempo di bilanci...

E’ giunta l’ora dei bilanci, non certo per chiudere i conti quanto piuttosto per fare il punto della situazione. Se è vero che imparare significa cambiare comportamento, posso dire che ciò si è verificato nella mia formazione legata a questo percorso sia ragionando in termini di qualità sia di quantità. I due aspetti non sono slegati in quanto la nuova conoscenza acquisita, mi porta a modificare la modalità consueta con la quale agisco; esemplifico in modo molto banale: se fino a poco tempo fa creavo sul mio desktop una cartella contenente i link ai siti di mio interesse, ora in modo naturale utilizzo Deliciuos che mi permette di avere l’accesso ad essi da qualunque postazione senza dovermi ricordare la chiavetta sulla quale ho salvato copia della cartella. Un altro aspetto è l’utilizzo del feed che mi consente di risparmiare tempo nella ricerca delle novità e degli aggiornamenti riferiti a siti ai quali accedo più spesso. Conquiste come queste, sebbene possano apparire poco rilevanti e scontate, costituiscono altrettante piccole scoperte che oltre ad agevolare il lavoro quotidiano motivano a successivi passaggi. Il corso di editing multimediale così come ci è stato proposto è stato una rivelazione ed un successo; il nostro percorso è stato certamente imprevedibile, privo di convenzioni, svincolato da scadenze temporali, stimolante e ad alta motivazione all’apprendimento spesso realizzato per tentativi. Ogni corsista ha creato, esplorato, condiviso, riflettuto ed è stato invogliato a provare la novità, a mettersi in gioco anche solo osservando i prodotti dei compagni e leggendo gli interventi. Un corso tradizionale forse avrebbe comportato una gestione più semplice da parte del docente che avrebbe trasmesso dei contenuti da memorizzare e non necessariamente da applicare. Questo avrebbe comportato certamente meno entusiasmo da parte nostra, l’ approccio allo studio sarebbe stato pianificato in modo chiaro e scandito, avremmo lavorato con precisi riferimenti ai testi e avremmo così portato a termine l’ennesimo corso incentrato sui contenuti nella speranza di una ricaduta futura di quanto appreso nel nostro lavoro. E dopo? Più niente, a parte qualche ricordo sempre più labile nel tempo.
La mia personale competenza riguardo l’editing era e rimane abbastanza limitata, per me questo è un mondo solo parzialmente scoperto, ma le soddisfazioni semplici, forse insignificanti che ho ricevuto, esito di un “mio” percorso, magari confuso, “pasticciato”, ma profondamente vissuto, costituiscono una risorsa da continuare a coltivare ed accrescere.