mercoledì 15 aprile 2009
La crisi della scuola
Da più parti si sostiene che la scuola sta vivendo una profonda crisi; alcune cause sono da attribuire ad alunni sempre meno studiosi, famiglie poco disponibili alla collaborazione e sempre più competitive con l’istituzione, insegnanti sfiduciati e poco desiderosi di cambiare le cose. Questi professionisti infatti avvertono un senso di inadeguatezza, di fallimento personale perché l’equazione insegnamento = apprendimento pare in molti casi non funzionare. Insegnare è una professione che non dà certezze, ma è foriera di imprevisti e spesso pone in luce contraddizioni. A parte rari felici casi di ricerca di adeguamento ed adesione alle innovazioni, un gran numero di docenti tende a perdere la sua identità e qualificazione professionale senza che queste vengano sostituite con qualche nuova iniziativa. L’insegnante non può pensare di applicare all’infinito repertori standard, ma la una cassetta degli attrezzi deve essere aperta, rimodernata, aggiornata e soprattutto usata. Ciò che prevale nelle nostre scuole è ancora una prassi standardizzata incentrata sulla quantità e molto meno sulla qualità. Di fronte a queste manchevolezze, il pericolo è che il soggetto che apprende viva la scuola come un dovere, un adempimento da assolvere e per riprendere quanto già sostenuto da più parti, abiti un non luogo, quindi rifugga da una consapevole formazione. L’autonomia scolastica può essere il mezzo per venire incontro alla diversificazione degli interventi, nel rispetto delle intelligenze dei discenti e dei contesti in cui essi vivono, ma anche in questo caso ciò che di vorrebbe fare è molto diverso da ciò che si può effettivamente realizzare spesso in virtù di un risparmio statale o locale. Uno degli aspetti di crisi della scuola è sicuramente dovuto anche ad un sovraccarico di funzioni a lei attribuite che contribuiscono a diffondere un senso di impotenza ed inadeguatezza. La crisi avvertita non è nata oggi, condivido la teoria che le tecnologie ne abbiamo accelerato il manifestarsi; esse infatti hanno creato un nuovo ambiente, hanno generato una nuova alfabetizzazione, nuove fonti di informazione che sovente la scuola e la famiglia stentano a controllare, nuovi modi di comunicare e di creare comunità. Forse mancava solo la scintilla che desse il via ad una palese richiesta di cambiamento che prima emetteva soltanto un po’ di fumo senza riuscire a destare allarme.
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La tua analisi è, a mio avviso, lucida e rispondente. Uno dei problemi è che, appunto, molte innovazioni vengono fatte passare per tali, mentre nascondono l'intento dissimulato del risparmio, della così detta razionalizzazione. E' il caso dell'autonomia scolastica, festeggiata come la ricetta per tutti i mali, ma che talvolta trova rispondenza nella ben più prosaica espressione." questi sono i soldi: arrangiatevi!"
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