sabato 14 marzo 2009

Tecnologie e scuola

Ho riassunto brevemente ai miei familiari il contenuto di quanto è stato oggetto di discussione ieri sera e mentre esponevo, emergevano alcune considerazioni sull’uso delle tecnologie in ambito scolastico. Io credo che un insegnante consapevole, responsabile, non ricorra ad esse per essere all’avanguardia o perché vittima più o meno inconsapevole del dilagante consumismo. Esprimo in poche parole come ne intendo l’uso nel mio lavoro. Io appartengo alla generazione di coloro che si sono formati all’insegna del libro di testo, della scuola rigida, anzi rigidissima (ne ho un pessimo ricordo) in cui agli studenti i prof si rivolgevano con il lei. Alla luce della mia esperienza ho sempre accolto con interesse proposte di innovazione nell’insegnamento che non fossero fondate esclusivamente su modelli riproduttivi impersonali e “freddi”; tra le praticabili rientrano quelle che comportano l’utilizzo della tecnologia. Rilevo due aspetti: il primo è che quest’ultima, sfruttando le potenzialità della rete, costituisce una preziosa risorsa per la divulgazione di materiali tra insegnanti, le buone pratiche vanno diffuse e promosse ed io vi attingo volentieri. Il secondo è che, imparare poco alla volta ad usare la tecnologia a cominciare dagli aspetti più banali, avanzando in un “mio” percorso, è stato per me fonte di soddisfazione e piacere; ho colto quindi in essa una possibilità nuova da offrire ai miei alunni per sperimentare, provare, tentare esperienze nuove al fine di imparare senza libro, senza esercizio scritto, senza valutazione, che desse loro le stesse gradevoli emozioni da me provate. Io e la mia collega Valeria da anni ormai non adottiamo i libri di testo, siamo giudicate dai colleghi “un po’ strane” e la domanda più frequente che ci viene rivolta è: ma come fate senza spiegazioni ed esercizi? Noi al contrario ci chiediamo come sia possibile seguire pagina dopo pagina una guida didattica o un sussidiario; il contenuto nasce, va ricercato, manipolato a seconda dei requisiti della classe e delle risposte che questa ci dà. Questo lavoro rifugge da ogni improvvisazione, richiede al contrario un grande lavoro per “non perdere le fila” e condurre comunque tutti ad una competenza adeguata. Speriamo sia una buona semina!

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